Qualche giorno fa abbiamo ricevuto una bellissima mail: la storia di un'auto che da anni ci tiene compagnia al Museo Nostalgia Club, raccontata direttamente da un suo precedente proprietario! Eccola:
Della “mia” Fiat 850 Coupé,
venduta nel gennaio 2000, qualche anno dopo venni a sapere dall’allora
acquirente (con il quale sono attualmente in contatto), che a sua volta l’aveva
veduta ad un non meglio precisato museo della provincia di Brescia; si
ripromise di darmi altre informazioni ma poi la cosa non ebbe seguito.
Mi chiamo Andrea
Zanovello, sono nato a Venezia 55 anni fa e sin da piccolo ho avuto la passione
per le auto nonostante vivessi tra le barche e in casa l’unico “mezzo” di
trasporto fosse la gondola di mio padre. Non senza fatica, a 19 anni ho
conseguito la patente di guida ed iniziato a scorazzare con una scassatissima
Fiat 500 F, regalatami da una zia. Il sogno però era quello di riuscire un
giorno a correre un rally; venne esaudito nell’ottobre del 1985, quando
debuttai in quel magico mondo finendo in un fosso con una Fiat 127 che avevo
affittato. La “carriera” continuò, tra pause e riprese, fino al 1995: anno in
cui dalle auto moderne passai alle storiche.
Tra le tante, ragionate,
pazzie della mia vita ci fu proprio in quell’anno l’acquisto della mia prima
storica: una Fiat 850 Coupé del 1967, una delle ultime costruite prima
dell’evoluzione alla Sport Coupé col motore 903 cc. La targa attuale, Vicenza,
è di seconda immatricolazione, a seguito cambio provincia: la prima, infatti,
era Torino, in quanto vettura acquistata all’origine da un dipendente Fiat, che
la vendette dopo breve tempo ad un acquirente del Veneto.
Adulato dall’ex
proprietario, che pareva mi stesse cedendo una delle cose più preziose mai
possedute, tornai a casa felice e contento… ma non troppo, viste le grattate
del cambio che proprio perfetto non era. Avevo conosciuto il proprietario
l’anno prima ad un raduno di Fiat 500 e tra una chiacchiera e l’altra mi aveva
detto che era in possesso anche di quella vettura e che la voleva appunto vendere.
La pagai un milione e seicentomila lire, compresi quattro cerchi Cromodora e
due fari supplementari Carello Sirio.
Già nel tratto di
autostrada verso casa mi dovetti fermare a causa dell’ebollizione di quello che
doveva esser il liquido refrigerante, ma che aveva più l’aspetto di minestrone.
Arrivato all’officina di un conoscente di Padova la lasciai lì per un primo
tagliando. Tra una riparazione ed un’applicazione di stucco, la mettevo in moto
periodicamente per farci il classico giretto di breve raggio, ma anche mi
avventurai, nell’ottobre di quell’anno, fino a Piacenza, dove incontrai altri
appassionati giunti da mezza Italia per iniziare ad animare il nascente
Registro Fiat 850 Coupé, fondato da un appassionato torinese. La utilizzavo
però di rado visto che, subito dopo, presi un’Autobianchi A112 Abarth 58hp che
letteralmente mi fece innamorare e con la quale iniziai a frequentare il mondo
della regolarità, togliendomi anche qualche soddisfazione; alla lunga però mi
mancava sempre più l’emozione che ti danno le gare di velocità e, da una frase
del mio navigatore, si aprì un nuovo mondo per la 850: “Smettiamola con la
regolarità e andiamo a far rally con la 850”.
Detto, fatto. In pochi mesi venne allestita secondo i regolamenti, vennero
cambiati i fondi, sistemate alcune generose fioriture di ruggine, riverniciata “alla
buona” e ad inizio stagione 1999 diventò una “macchina da corsa”. O meglio: ero
io a vederla così, dato che il motore non venne nemmeno toccato e l’unica
modifica, oltre a quattro buoni ammortizzatori, fu la sostituzione del cambio
con quello del pulmino 900T che aveva la coppia conica più corta. Reperii il
cambio presso l’officina di un amico di un mio zio, il quale seguì la
trattativa riuscendo a combinare il tutto con sei bottiglie di vino. Il cambio
venne quindi montato (ovviamente senza alcuna revisione) a scatola chiusa e
devo dire che fui fortunato visto che funzionava bene.
Il 25 aprile dello stesso
anno avvenne il debutto in una specie di formula rally che in quel periodo era
molto in voga nella mia zona. L’esito fu positivo e una ventina di giorni più
tardi ci fu l’esordio in un rally storico: il Rally delle Prealpi Orobiche.
Emozionati, naviga al debutto e io che nonostante le precedenti esperienze
affrontavo un rally con la “mia” macchina, prendemmo una “suonata” da un
avversario che correva con una vettura simile, ma il riscatto avvenne il mese
dopo al Trofeo Bettega di Verona, dove in una prova riuscimmo ad esser più
veloci di lui, anche se di un solo secondo, che per me valeva come una
vittoria. A fine stagione furono quattro i rally corsi, altrettanti formula
rally e mi cimentai anche in una cronoscalata, quella dell’Alpe del Nevegal a
Belluno.
Nonostante le positive
esperienze e l’assenza di problemi decisi però di vendere l’auto, per passare
ad una Fiat 128 Rally, e non fu difficile trovare l’acquirente: un appassionato
di Castelfranco Veneto che la tenne per alcuni anni, utilizzandola pochissimo.
Mi considero un vero
appassionato di auto storiche, anche se nel mio garage ne sono passate poche e
tutte di modesta entità, e a conferma di quanto racconto, mi piace comunque
sapere che quelle che non ho più siano ancora “vive” e in buone mani; spesso mi
riprometto di andare a trovare gli attuali proprietari per rivederle.
Fu il web a farmi notare
qualcosa di familiare quando riconobbi la “mia” 850 tra altre vetture del Museo
Nostalgia Club e grazie anche ai social network ho avuto modo di prender
contatto e ritrovarmi a raccontare questa breve storia della mia prima, mai
dimenticata, auto storica che mi fece provare una nuova emozione rivedendola in
buona compagnia al Nostalgia Club: ora devo attuare uno di quei buoni propositi
ed un giorno non remoto, metterne in moto una delle attuali e puntare in
direzione Breno, per andare a rivederla dopo quasi vent’anni!
Andrea Zanovello